Castelli medievali by Aldo A. Settia;

Castelli medievali by Aldo A. Settia;

autore:Aldo A., Settia; [Settia, Aldo A. ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Storica paperbacks
ISBN: 9788815367815
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-08-15T00:00:00+00:00


Capitolo tredicesimo

«Turris magna ac fortissima»

Se nel dongione, come si è visto, può talora mancare il palazzo, si trova sempre una torre, anzi la torre per eccellenza cui le fonti scritte dei secoli XII e XIII attribuiscono un’importanza e un valore prima non consueti. Il castello di Trezzo sull’Adda – scrive il cronista Ottone Morena – venne dotato tra 1159 e 1164 «del migliore muro e della più bella e migliore torre che mai ci fosse stata in Lombardia». Tra gli elementi costanti nei castelli padani menzionati prima del 1230 dal piacentino Giovanni Codagnello, spicca sempre una «turris magna ac fortissima» rinserrata tra altissimi muri e fossati profondi, di impressionante perfezione e imponenza: la capacità di prendere e di demolire simili manufatti accresceva pertanto la gloria degli eserciti di cui il cronista intendeva celebrare le gesta.

In quegli stessi anni Antonio da Padova ricorre nei suoi sermoni alla metafora del castello definendolo come uno spazio «ubi murus est in circuitu et turris in medio»; colpisce poi l’enfasi con cui Rolandino da Padova descrive la torre del castello di S. Zenone degli Ezzelini: «Ardua, fortissima e inespugnabile», quasi simile a quella di Babele e tale da tenere a bada da sola un’intera regione: benché appartenente a un esecrabile tiranno, essa sembra così sprigionare una forza titanica che induce all’ammirazione.

Si è visto che nei secoli precedenti ogni castello si va lentamente provvedendo di torre; i documenti che ne attestano la costruzione diventano più frequenti nel corso del secolo XII: nel 1143, ad esempio, i signori di Carena, nel riconoscere la superiorità del comune di Piacenza, accettano di riparare il castello e di «turrem levare» ricevendo a questo scopo un contributo di 100 soldi; analogamente i genovesi offrono nel 1179 al vescovo di Brugnato 30 lire «pro construenda et edificanda turre una» rispettivamente nei castelli di Casalis e di Bozolum.

A maggior ragione la torre diventa oggetto di particolare attenzione al momento di programmare ex novo la costruzione di un castello: nel 1160 il vescovo di Luni e i «seniores de Burione et de Bozano» si accordano per «hedificare castrum» e «facere turrem» sul poggio di Castellone; essi divideranno a metà le spese necessarie per vettovagliare sia i manovali incaricati di trasportare pietre e calce e alimentare la fornace, sia i magistri esperti «in petris incidendis et turri muranda», operazioni queste ultime che erano quindi affidate ad appositi specialisti.

La torre, se solida, ben costruita e alta quanto basta per dominare fisicamente l’intero complesso castellano, è di per sé un importante strumento di guerra, e coloro che la difendono dispongono di possibilità di gran lunga superiori a quelle dell’eventuale aggressore. Al tentativo di intaccare la torre alla base è possibile reagire dall’alto con il tiro piombante; i colpi delle macchine da lancio riescono impotenti contro le spesse mura del basamento, e ben difficilmente sono in grado di raggiungere la parte più elevata di spessore ridotto.

È pressoché impossibile giungere sino alla porta d’ingresso (in genere posta a notevole altezza dal suolo) se non si dispone di apposite macchine d’assalto, alle quali è peraltro facile impedire l’avvicinamento mediante opportuni ostacoli.



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